venerdì 26 novembre 2010

Zubin Mehta e il mistero del "Requiem" di Mozart



L’ultima composizione di Mozart, il Requiem in re minore K 626, torna a dischiudere la sua maestosa profondità, ma anche il mistero che avvolge la sua scrittura, dopo ben ventidue anni di assenza al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino. Correva infatti l’anno 1988 quando ZUBIN MEHTA ne diresse l’ultima esecuzione, e proprio il Direttore Principale sarà sabato 27 novembre di nuovo sul podio dell’Orchestra e del Coro del Maggio per l’estremo capolavoro lasciato incompiuto dal Salisburghese.
Composto su commissione del Conte Walsegg – e non dell’invidioso collega Salieri, come appare nel celeberrimo film Amadeus di Milos Forman – il Requiem venne completato a più mani, prevalentemente dall’allievo Sussmayr, poi copiato con diverse calligrafie, smembrato e riordinato. Solo alcune delle dodici parti che lo compongono sono dunque integralmente di Mozart, e Mehta ha scelto di fermarsi al Lacrimosa, in cui sono certamente autografe solo le prime due battute degli archi, le parti vocali e linea del basso fino alle parole homo reus.
Interpretano le parti solistiche il soprano Albina Shagimuratova, il mezzosoprano Anna Maria Chiuri, il tenore Francesco Meli e il basso Alexander Tsymbalyuk.
Incorniciano il Requiem due ulteriori pagine mozartiane, che rendono il programma monografico testimone delle vette artistiche raggiunte dall’autore negli ultimi anni della sua breve vita: l’ultima delle sue Sinfonie, la Jupiter k 551, e il mistico Mottetto Ave Verum Corpus K 618, risuonato un anno fa nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore con la direzione del grande Seiji Ozawa.

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