martedì 16 luglio 2013

Orfeo e il can can nel Cortile di Palazzo Pitti

Era il 1984, e un altro Orfeo, quello di Claudio Monteverdi rielaborato da Luciano Berio, veniva allestito dal Maggio Musicale Fiorentino a Palazzo Pitti, con la regia di Pier Luigi Pizzi. Berio, Responsabile Artistico in quell’anno, dedicò molta attenzione al mito di Orfeo, e dopo aver riproposto edizioni e versioni filologicamente attente, volle, nella produzione a Pitti, presentare un testo rielaborato in maniera sperimentale, per uno spettacolo popolare, all'aria aperta, in cui il pubblico potesse partecipare da coprotagonista.
A distanza di quasi 30 anni, il Maggio Musicale Fiorentino ritorna nel Cortile dell'Ammannati con un’opera e propone, non a caso, per sei recite (da venerdì 19 luglio a giovedì 25 luglio) un altro Orfeo, quasi a voler creare un impalpabile legame con quella lontana edizione del 1984.
Il viaggio di Orfeo agli Inferi è qui narrato con un taglio più irriverente e satirico, messo in musica da Jacques Offenbach per un’operetta in due atti, su libretto di Hector Crèmieux e Ludovic Halèvy, composta nel 1858 ed eseguita in quell’anno ai Bouffes Parisien di Parigi.
È la prima volta che il titolo di Offenbach va in scena nella programmazione del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, che ha scelto di affidare la direzione al cinese Xu Zhong, la regia a Marco Carniti (con scene di Carlo Centolavigna e costumi di Maria Filippi), che, nell’interpretare in chiave moderna libretto e trama, coinvolge tutti i complessi artistici del Maggio Musicale (Coro, Orchestra, MaggioDanza), in un allestimento assolutamente contemporaneo, dove l’ironia del testo viene mantenuta e attualizzata, ed il vero inferno scaturisce dalla “mancanza di lavoro, dalla fragilità del quotidiano, dall’insicurezza del sistema economico, dall’impotenza di fronte alla confusione di una società da riorganizzare”, come afferma lo stesso Carniti nelle note di sala.
Canteranno Roberto Covatta, Leonardo Galeazzi, Blagoj Nacoski, Antonio Pannunzio, Saverio Bambi, Simone Alberti, Marina Bucciarelli, Romina Casucci, Irene Favro, Arianna Donadelli, Romina Tomasoni e Irene Molinari.
Lo spettacolo, che viene eseguito in lingua italiana, è imperdibile, non solo per la rarità con cui viene proposto nei cartelloni italiani, per la piacevolezza e quel senso di leggerezza che emerge dallo stile di Jacques Offenbach, esponente di quel clima parigino assolutamente irriverente e rivoluzionario di metà Ottocento, ma anche per il celebre galop, che all’epoca rese famoso il titolo, ovvero il momento di can can (qui coreografato da Paolo Arcangeli) dove le ballerine alzavano le sottane al ritmo di musica, lasciando intravvedere gambe, mutandoni e guêpières.
Si tratta di una nuova produzione realizzata in collaborazione con Maggio Fiorentino Formazione.
Un particolare ringraziamento va a Cristina Acidini, Soprintendente della Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze e a Mauro Linari, Direttore Ufficio Parchi e Giardini del Polo Museale Fiorentino.

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