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“Macerie Vive” è una performance site-specific ideata da Giancarlo Cauteruccio in occasione del progetto “Prima o poi ogni muro cade”, celebrazioni a Firenze per il ventennale della caduta del Muro di Berlino.
“Macerie Vive” evoca i muri, quelli caduti e quelli a tutt’oggi esistenti, e diviene il motore di una visione in cui i luoghi della separazione e della sopraffazione germinano arte che cerca bellezza.
Un’opera interdisciplinare che impiega, due cantanti lirici: Fulvio Oberto e Kamelia Kader, il quartetto vocale composto da Ivanna Speranza, Stefanie Lewis, Roberto Jachini e Francesco Verna, tutti allievi dell’Accademia di Alta Formazione della Fondazione del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino; quattro attori, Michele Andrei, Fulvio Cauteruccio, Teresa Fallai e Patrizia Schiavo, un coro di 80 elementi, 15 giovani allievi operatori della scena, 10 operai edili e 7 tecnici.
La partitura drammaturgica, composta dallo stesso regista, si arricchisce di due brevi testi originali scritti per l’occasione dai poeti Roberto Carifi e Davide Rondoni.
La fondamentale parte musicale è stata invece curata da Paolo Bellocci che ha selezionato tra i grandi autori tedeschi pagine di Beethoven, Bach e Mozart, pilastri della musica di tutti i tempi poiché la Germania fu teatro di una profonda divisione fra due mondi, quello dell’est e dell’ovest.
Il giovane talento italiano, tenore Fulvio Oberto, per rappresentare quello che è stato il mondo occidentale e con l’intento di far percepire il forte messaggio di libertà che questo brano esprime, eseguirà l’aria da Fidelio di Beethoven “Gott! Welch’ Dunkel hier”.
Sempre accompagnata da Simone Ori all'organo, la giovane mezzosoprano bulgara Kamelia Kader identificherà quello che fu il mondo dell’est, insieme al quartetto vocale composto da Ivanna Speranza - soprano, Stefanie Lewis – mezzosoprano, Roberto Jachini – tenore e Francesco Verna - basso, ed insieme al coro fiorentino Desiderio da Settignano, diretto da Johanna Knauf, proclamerà attraverso l’esecuzione di brani tratti dalla Krönungmesse di Mozart, il senso di gioia e ringraziamento per la riunione di quella e di tutte le umanità.
“Macerie Vive” è un progetto di teatro urbano che si pone come azione a sorpresa e come elemento di contrasto con la tradizione; gli spettatori assisteranno all’evento fuori dalle mura del teatro e fuori dallo spazio scenico tradizionale e vivranno la strada come luogo-limite tra passato e presente.
La poesia, l’armonia della musica e del canto saranno sopraffatte dal frastuono delle macerie.
Cumuli di detriti, scaricati da camion ribaltabili, violentemente trasformeranno lo scenario dentro cui attori e cantanti agiranno in una condizione di spaesamento.
Intorno le facciate dei palazzi circostanti diventeranno tele disegnate dalla luce e da grandi proiezioni per raccontare dei 24400 chilometri di muri che ancora oggi incredibilmente separano. Muri visibili di terra, muri invisibili nei mari, nuovi muri che sorgono o nuovi muri invocati.
E le macerie, solo in apparenza inerti, costituiranno la materia viva di un’opera che mette insieme lavoro artistico e lavoro fisico, e concretizza una visione in cui tra gli sbarramenti si aprono varchi per nuovi urgenti equilibri.
“Macerie Vive” evoca i muri, quelli caduti e quelli a tutt’oggi esistenti, e diviene il motore di una visione in cui i luoghi della separazione e della sopraffazione germinano arte che cerca bellezza.
Un’opera interdisciplinare che impiega, due cantanti lirici: Fulvio Oberto e Kamelia Kader, il quartetto vocale composto da Ivanna Speranza, Stefanie Lewis, Roberto Jachini e Francesco Verna, tutti allievi dell’Accademia di Alta Formazione della Fondazione del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino; quattro attori, Michele Andrei, Fulvio Cauteruccio, Teresa Fallai e Patrizia Schiavo, un coro di 80 elementi, 15 giovani allievi operatori della scena, 10 operai edili e 7 tecnici.
La partitura drammaturgica, composta dallo stesso regista, si arricchisce di due brevi testi originali scritti per l’occasione dai poeti Roberto Carifi e Davide Rondoni.
La fondamentale parte musicale è stata invece curata da Paolo Bellocci che ha selezionato tra i grandi autori tedeschi pagine di Beethoven, Bach e Mozart, pilastri della musica di tutti i tempi poiché la Germania fu teatro di una profonda divisione fra due mondi, quello dell’est e dell’ovest.
Il giovane talento italiano, tenore Fulvio Oberto, per rappresentare quello che è stato il mondo occidentale e con l’intento di far percepire il forte messaggio di libertà che questo brano esprime, eseguirà l’aria da Fidelio di Beethoven “Gott! Welch’ Dunkel hier”.
Sempre accompagnata da Simone Ori all'organo, la giovane mezzosoprano bulgara Kamelia Kader identificherà quello che fu il mondo dell’est, insieme al quartetto vocale composto da Ivanna Speranza - soprano, Stefanie Lewis – mezzosoprano, Roberto Jachini – tenore e Francesco Verna - basso, ed insieme al coro fiorentino Desiderio da Settignano, diretto da Johanna Knauf, proclamerà attraverso l’esecuzione di brani tratti dalla Krönungmesse di Mozart, il senso di gioia e ringraziamento per la riunione di quella e di tutte le umanità.
“Macerie Vive” è un progetto di teatro urbano che si pone come azione a sorpresa e come elemento di contrasto con la tradizione; gli spettatori assisteranno all’evento fuori dalle mura del teatro e fuori dallo spazio scenico tradizionale e vivranno la strada come luogo-limite tra passato e presente.
La poesia, l’armonia della musica e del canto saranno sopraffatte dal frastuono delle macerie.
Cumuli di detriti, scaricati da camion ribaltabili, violentemente trasformeranno lo scenario dentro cui attori e cantanti agiranno in una condizione di spaesamento.
Intorno le facciate dei palazzi circostanti diventeranno tele disegnate dalla luce e da grandi proiezioni per raccontare dei 24400 chilometri di muri che ancora oggi incredibilmente separano. Muri visibili di terra, muri invisibili nei mari, nuovi muri che sorgono o nuovi muri invocati.
E le macerie, solo in apparenza inerti, costituiranno la materia viva di un’opera che mette insieme lavoro artistico e lavoro fisico, e concretizza una visione in cui tra gli sbarramenti si aprono varchi per nuovi urgenti equilibri.
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