venerdì 16 settembre 2011

Il Maggio inaugura Anima Mundi a Pisa

Si inaugura il 17 settembre 2011 la Rassegna Internazionale di Musica Sacra Anima Mundi. Undicesima edizione per la rassegna pisana che accoglie il suo pubblico nella Cattedrale e nel Camposanto monumentale. Spazi sacri dove la musica  moltiplica il suo potere di generare emozioni condivise, consentendo alle persone di stare bene insieme, in pace, offrendo una condizione privilegiata che pervade lo spirito e la sensibilità di chi suona e di chi ascolta. Una così particolare empatia tra architettura e suono ha da subito coinvolto ed entusiasmato sir John Eliot Gardiner, dal 2006 direttore artistico della rassegna.
Premio Abbiati 2006 della critica italiana, Anima Mundi è organizzata dall’Opera della Primaziale Pisana, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato, dal Comune e dalla Provincia di Pisa, con il sostegno di Società Cattolica di Assicurazione, Fondazione Cattolica di Assicurazione e di Gi Group S.p.A. Anche quest’anno l’ingresso ai concerti è gratuito. La distribuzione dei tagliandi di ingresso per il primo concerto inizierà il 14 settembre dalle 16 alle 19 e proseguirà, salvo esaurimento posti, negli orari di apertura (dal lunedì al sabato dalle 10 alle 13, il lunedì, il mercoledì e il venerdì anche dalle 16 alle 19) solo presso la segreteria all’Auditorium dell’Opera della Primaziale Pisana, piazza Arcivescovado 11.
Il concerto che apre l’edizione 2011 di Anima Mundi, è affidato all’Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino, con la direzione di Christopher Hogwood. Ospite d’eccezione, per la prima volta ad Anima Mundi, Hogwood, definito il “Karajan della musica antica”, è uno dei maggiori esponenti del movimento di musica antica storicamente approfondita. Applica rigore e maestria al suo lavoro cercando di scoprire e ricreare le intenzioni del compositore da un punto di vita sia musicologo che interpretativo. Quattro giovani emergenti, le voci soliste: Roberta Mameli soprano, Milena Storti contralto, Antonio Lozano tenore, Andrea Mastroni basso.
Saranno eseguite due opere nate negli ultimi mesi della vita di Mozart, quando il suo genio di artista – forse spinto dall’ansia, dall’intuizione della fine – riesce a consegnare capolavori in ogni genere musicale. Opere, cantate, concerti, musica da camera: più si avvicina l’esito della sua breve vita, più il dominio delle tecniche compositive incontra la perfetta sintesi espressiva e poetica.
Il mottetto Ave Verum Corpus viene composto nel giugno 1791. È un lavoro breve, di sole 46 battute. La brevità della durata, il carattere così intimo e raccolto, sommesso dell’andamento delle voci e dell’accompagnamento degli strumenti ad arco, dilatano ancor più, per contrasto, la solennità dell’opera. Un tono dolente e contenuto, come stupito di fronte al mistero di quel “verum corpus”, perforato, crocifisso, esanime, destinato a trasfigurarsi. Nessun grido, nessuna manifestazione esteriore, di dolore o di speranza, nessuna esteriorizzazione drammatica, mai una tinta violenta, accesa, ma un passo uniforme di contemplazione. Ogni artificio di scrittura si stempera nella naturalezza di un canto pacificato, che procede per piccoli slittamenti, lontano dal registro più acuto o più grave, concedendosi, poco prima della fine, la libertà del vocalizzo più lungo sulla vocale “o” della frase conclusiva – in mortis esanime - come a voler trattenere, rimandare quell’esito. Anche in questo caso, nessuna esibizione: ancora, invece, lo stupore di un canto che, se potesse, si farebbe muto di rispetto.
La Messa da Requiem K 626, ultimo numero del catalogo mozartiano è lasciata incompiuta. Mozart non riesce a terminare il lavoro perché, negli ultimi mesi della sua breve vita, è molto occupato con la scrittura di due opere, Il flauto magico e La clemenza di Tito, e perché malato. Quando muore, la vedova Constanze, che si trova in condizioni economiche preoccupanti, prega un allievo del marito, Franz Xaver Süssmayr (1766-1803), di completare il lavoro e di consegnarlo all’emissario del conte Walsegg, per poter incassare la seconda metà del compenso pattuito. Naturalmente, al conte viene fatto credere che tutto il Requiem è opera di Mozart.
La versione prescelta questa sera è quella cosiddetta “originale”, con la firma autografa di Mozart contraffatta, in modo davvero mirabile, da Süssmayr: austriaco, allievo di Mozart, aveva allora venticinque anni e comprese perfettamente l’urgenza di rispettare i tempi della consegna per permettere a Costanze di riscuotere quanto dovuto. Ulteriori studi accertano che a sua volta, in quei giorni concitati, in alcuni passaggi dell’opera, intervennero mani di altri allievi.
A guardare il manoscritto di Mozart, risulta che solo la prima sezione dell’opera, il Requiem aeternam, offre indicazioni precise sull’organico e realizza un’orchestrazione completa. Indicando già la strada: la presenza, assieme, del cantus firmus - una linea vocale che non conosce particolari mutazioni ritmiche - e del contrappunto rivelano quanto, in particolare negli ultimi anni di vita, lo studio della musica che allora veniva ritenuta del passato, antica, fosse per Mozart, che aveva studiato e amato le opere di Bach e di Haendel, fonte di ispirazione. E nel corso dell’opera, la presenza di passaggi fugati ribadisce questo carattere solenne. Ma Mozart è stato anche un formidabile compositore per il teatro, e la forza espressiva di alcuni momenti presenta un carattere di potente teatralità. Alla solennità liturgica e alla teatralità, si unisce un terzo pilastro: l’intimità, quella stessa dolcissima forza che già abbiamo ascoltato nell’Ave verum iniziale.
Al di là di quelli che uno studioso mozartiano come Bernhard Paumgartner, riferendosi agli interventi di Süssmayr, giudicò “innegabili debolezze artigianali”, il Requiem incompiuto-compiuto rimane il lavoro ultimo di un artista che molti tesori ancora ci avrebbe donato. La sua toccante testimonianza estrema.
La rassegna prosegue fino all’11 ottobre. Sir John Eliot Gardiner e i complessi da lui fondati – English Baroque Soloists, Monteverdi Choir e Orchestre Révolutionnaire et Romantique – propongono musiche che spaziano da Heinrich Ignaz Biber, un grande violinista e compositore di fine Seicento, a Bach, nel concerto del 28 settembre, a Brahms, Bruckner, Stravinskij, in quello dell’11 ottobre. Quattro secoli di musica, cinque sguardi diversi rivolti allo stesso orizzonte, allo stesso Mistero, quello che divide e unisce la vita alla morte. Come nella Messa in si minore di Bach, in programma il 4 ottobre, affidata a Sigiswald Kuijken alla testa della 18th Ambronay European Baroque Academy.
Il tempo barocco vive nel concerto in programma per il 24 settembre nel Camposanto monumentale, riservato alla musica vocale di Arcangelo Corelli, compositore che come pochi ha saputo restituire, anche nella sua musica sacra, il senso dello stupore e della meraviglia nell’interpretazione del rinomato ensemble La Risonanza diretta da Fabio Bonizzoni.
L’omaggio al secondo centenario della nascita di Franz Liszt è ospitato, il 20 settembre, nel Camposanto monumentale, dove il compositore visse intensi momenti di meditazione religiosa. In programma, un recital di Alice Sara Ott nel quale celebri pagine pianistiche vengono affiancate da brani di ispirazione mistica.
Prosegue il Concorso di composizione di musica sacra, nel solco di una tradizione secolare, che va mantenuta viva. Mai le partiture sono state così numerose quanto quelle inviate per l’edizione 2011, segno evidente del successo dell’iniziativa. Il brano vincitore della IV edizione, il De profundis (salmo 129) del Maestro Davide Fensi (San Giovanni Valdarno, Arezzo, 1975), sarà eseguito in Cattedrale il 30 settembre come parte integrante della produzione inedita di teatro musicale creata per l’occasione in collaborazione con l’Istituto del Dramma popolare di San Miniato su testi di Elena Bono e la partecipazione del Coro Musicanova di Roma diretto dal M° Fabrizio Barchi.

Info: www.opapisa.it

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