Dopo i ritratti monografici dedicati a Ivan Fedele, Peter Maxwell Davies, Kaija Saariaho, Steve Reich e John Cage, il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino e Contempoartensemble rendono omaggio lunedì 13 maggio, alle ore 20.30 al Piccolo Teatro del Comunale, a uno dei più importanti esponenti del rinnovamento musicale del ‘900 in Italia e in Europa: l’enfant prodige veneziano Bruno Maderna, di cui quest’anno ricorre il quarantesimo anniversario della scomparsa (1920-1973).
Bruno Maderna ha diretto a Firenze l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino più volte, dal 1946 al 1972, eseguendo programmi dedicati agli autori della Scuola di Vienna (La mano felice di Arnold Schönberg, Salome di Richard Strauss, Tango, Scherzo alla Russa e Circus Polka di Igor Stravinskij, La mer di Claude Debussy per citarne solo alcuni) e ai nuovi compositori italiani, con prime esecuzioni di Gian Francesco Malipiero - che fu suo maestro -, Luciano Berio, Luigi Nono, Mario Zafred, Pietro Grossi, Vittorio Fellegara, Arrigo Benvenuti e Maderna stesso.
Il programma che Contempoartensemble propone attraversa quasi 20 anni della breve ma intensa attività creativa del compositore: da Serenata n. 2 (1956-57) per 11 strumenti, al Quartetto per archi scritto a Venezia nel 1946; da Musica su due dimensioni, del 1952 per flauto, piatti e nastro magnetico - il primo brano in assoluto a prevedere l'interazione tra un musicista dal vivo ed un nastro registrato - a Piece pour Ivry (1971) scritto per il celebre violinista Ivry Gitlis e concepito come composizione aleatoria, per terminare il concerto con la Serenata per un satellite, apice lirico e formale della ricerca aleatoria, scritta nel 1969 e dedicata al fisico torinese Umberto Montalenti.
In una intervista di Corrado Augias, apparsa su Repubblica nel settembre del 1991, Luciano Berio, uno degli amici e colleghi più vicini, così rispondeva alla richiesta di concludere con un ricordo di Bruno Maderna: "Non si può rinchiudere Bruno in una frase: è una figura troppo ricca. Posso dire che Bruno Maderna non era scettico e nemmeno dogmatico, anche se mi rendo conto che sono categorie che interessano forse più la teologia che non la vita d'un musicista. Però resta importante quella sua ampiezza di visioni, quella sua flessibilità che talvolta è stata scambiata per eccessiva facilità. Niente di più sbagliato: Maderna aveva una visione profonda delle cose. Ho imparato molto da lui, come s'impara tra amici. Non credo ci sia modo migliore per farlo".
Bruno Maderna ha diretto a Firenze l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino più volte, dal 1946 al 1972, eseguendo programmi dedicati agli autori della Scuola di Vienna (La mano felice di Arnold Schönberg, Salome di Richard Strauss, Tango, Scherzo alla Russa e Circus Polka di Igor Stravinskij, La mer di Claude Debussy per citarne solo alcuni) e ai nuovi compositori italiani, con prime esecuzioni di Gian Francesco Malipiero - che fu suo maestro -, Luciano Berio, Luigi Nono, Mario Zafred, Pietro Grossi, Vittorio Fellegara, Arrigo Benvenuti e Maderna stesso.
Il programma che Contempoartensemble propone attraversa quasi 20 anni della breve ma intensa attività creativa del compositore: da Serenata n. 2 (1956-57) per 11 strumenti, al Quartetto per archi scritto a Venezia nel 1946; da Musica su due dimensioni, del 1952 per flauto, piatti e nastro magnetico - il primo brano in assoluto a prevedere l'interazione tra un musicista dal vivo ed un nastro registrato - a Piece pour Ivry (1971) scritto per il celebre violinista Ivry Gitlis e concepito come composizione aleatoria, per terminare il concerto con la Serenata per un satellite, apice lirico e formale della ricerca aleatoria, scritta nel 1969 e dedicata al fisico torinese Umberto Montalenti.
In una intervista di Corrado Augias, apparsa su Repubblica nel settembre del 1991, Luciano Berio, uno degli amici e colleghi più vicini, così rispondeva alla richiesta di concludere con un ricordo di Bruno Maderna: "Non si può rinchiudere Bruno in una frase: è una figura troppo ricca. Posso dire che Bruno Maderna non era scettico e nemmeno dogmatico, anche se mi rendo conto che sono categorie che interessano forse più la teologia che non la vita d'un musicista. Però resta importante quella sua ampiezza di visioni, quella sua flessibilità che talvolta è stata scambiata per eccessiva facilità. Niente di più sbagliato: Maderna aveva una visione profonda delle cose. Ho imparato molto da lui, come s'impara tra amici. Non credo ci sia modo migliore per farlo".
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