Sono dieci i giovani coreografi in lizza per la prima edizione del contest Short Time, quattro serate di spettacolo proposte al Teatro Goldoni di Firenze, dal 10 al 16 marzo 2012.
In ordine alfabetico, gli autori scelti sono: Paolo Arcangeli, Leone Barilli, Arianna Benedetti, Alessandro Bigonzetti, Margherita Mana, Michele Merola, Paolo Mohovich, Enrico Morelli, Stefania Pigato, Annalì Rainoldi.
Fra loro Paolo Arcangeli, Leone Barilli e Margherita Mana, ballerini attualmente impegnati nella compagnia MaggioDanza. Per questa prima edizione del contest, i coreografi invitati sono stati selezionati da Francesco Ventriglia, Direttore di MaggioDanza, il Corpo di Ballo del Maggio Musicale Fiorentino.
La sera del 10 marzo le coreografie saranno ulteriormente valutate da una giuria composta da alcuni dei maggiori critici di danza nazionali. Ad uno o più dei coreografi selezionati sarà offerta la straordinaria occasione di firmare una coreografia per MaggioDanza, nella stagione 2013 del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino. Dal 10 al 16 marzo, i dieci coreografi hanno a disposizione un tempo massimo di dieci minuti, uno short time, appunto, per mostrare il primo esito di una loro ricerca e sperimentazione. Per ciascuno dei dieci autori sono disponibili da 2 a 12 elementi della compagnia MaggioDanza, il palcoscenico, i costumi, il light-design, un gettone di presenza.
La sera del 10 marzo le coreografie saranno ulteriormente valutate da una giuria composta da alcuni dei maggiori critici di danza nazionali. Ad uno o più dei coreografi selezionati sarà offerta la straordinaria occasione di firmare una coreografia per MaggioDanza, nella stagione 2013 del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino. Dal 10 al 16 marzo, i dieci coreografi hanno a disposizione un tempo massimo di dieci minuti, uno short time, appunto, per mostrare il primo esito di una loro ricerca e sperimentazione. Per ciascuno dei dieci autori sono disponibili da 2 a 12 elementi della compagnia MaggioDanza, il palcoscenico, i costumi, il light-design, un gettone di presenza.
L’importanza dell’iniziativa, pensata su misura per MaggioDanza e Firenze, è data dal fatto che, sino ad ora, in Italia, non è mai stato realizzato nulla di simile all’interno di una Fondazione lirica.
Maestro Francesco Ventriglia, quale è la figura di coreografo che si vuole selezionare per MaggioDanza?
“A mio modo di vedere, e intesa nella sua dimensione ideale, la figura di coreografo che io perseguo è quella di un artista che accoglie in sé, e traduce in segni di danza, la complessità del mondo, la fatica del vivere. Una visione non sempre e non necessariamente ottimista, o rasserenante, ma capace di proporsi, con una sua grande forza interiore, per essere condivisa dalla nostra compagnia”.
Come si tradurrà, operativamente, per MaggioDanza, il rapporto che ne dovrà scaturire?
“In un confronto diretto, i coreografi selezionati dovranno dare prova delle proprie specifiche diversità e capacità. I coreografi prescelti per la nostra compagnia dovranno essere e mostrarsi persone molto sensibili, capaci, però, allo stesso tempo, di trasformarsi in condottieri, e muoversi con la stessa determinazione”.
Se considerati in una prospettiva più lunga, e a più ampio raggio, a quali risultati può mirare Short Time?
“Se ben guidato, Short Time può dare ottimi frutti. Non mi riferisco solo agli spettacoli in teatro, ma alla necessità di cominciare a respirare aria buona e avvertire una buona energia nella danza in Italia. Penso al bisogno di un ricambio pulito tra gli autori, non alle solite frasi di rito del ricambio generazionale. Mi riferisco ad un ricambio di ossigeno, vitalità, volti nuovi che siano pronti al confronto e allo scambio di reciproche esperienze. I coreografi, come i medici e gli studiosi, fanno ricerca. Allora è bene che anche i coreografi, come i medici e gli studiosi, mettano a disposizione di tutti gli altri loro pari l'esito delle proprie ricerche”.
Perché tanto dispiego di energie sulla danza, e per la danza?
“L'arte è l'unico luogo nel quale l'essere umano può ancora resistere in quanto tale, nella sua integrità, completezza e bellezza. C'è bisogno di una nuova visione delle cose di danza in Italia; anche se credo che, per operare un grande rinnovamento, sia necessario cominciare da se stessi, e dalle piccole cose”.
Ovvero?
“A Firenze, nel Teatro del Maggio Musicale Fiorentino dove lavoro, cerco quotidianamente di insegnare ai miei danzatori la cura di ogni singolo elemento del loro essere e stare in palcoscenico; insegno loro il rispetto per quanti lavorano con e per loro, in teatro e dietro le quinte. Mi rendo perfettamente conto, e lo sperimento ogni giorno, che anche una politica delle piccole cose contribuisce a cambiare l'ambiente circostante, così come è cambiato l’interesse intorno a MaggioDanza. La dirigenza di questo teatro guarda a questa compagnia con un altro occhio; il Sovrintendente, Francesca Colombo, ha scommesso a sua volta mettendo un giovane alla direzione del ballo. Lei stessa, oggi, valuta con interesse il progetto Short Time, e i risultati che già si producono”.
In definitiva, perché, qui ed ora, Short Time?
“Perché sono qui a Firenze, perché questo è il mio paese, nel quale voglio lavorare; perché qui voglio fare una buona danza, adoperarmi affinché la danza possa trovare fertili binari di creatività, possa ricominciare la sua crescita per diventare e produrre molto altro ancora. Ecco la ragione per cui ho convocato persone autorevoli, critici di danza, giornalisti, direttori di teatro, di compagni e di festivals, ad esaminare questa vetrina, in nome di un chiaro e sereno confronto”.
Cosa si propone il progetto da lei ideato?
“Short Time è un palcoscenico per un ventaglio di personalità, molto diverse, le une dalle altre, una vetrina, capace di farsi portavoce del nome e dell’identità dei coreografi prescelti, dei quali potrà sottolineare al meglio, anche se solo per dieci minuti di esibizione, l’eterogeneità e la consistenza. Per questo ho scelto di far partecipare a questa vetrina gli autori che più mi sono sembrati idonei per sensibilità, predisposizione, volontà di fare ‘buona danza’.”.
Qual è l’importanza di questa iniziativa?
“È pensata su misura per MaggioDanza e Firenze, e sino ad ora, in Italia, non è mai stato realizzato nulla del genere all’interno di una Fondazione lirica, con le conseguenze che tale scelta comporta. Per ciascuno dei dieci coreografi preselezionati, nei dieci minuti loro concessi, uno short time, appunto, per mostrare il primo esito della loro ricerca, il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino mette a disposizione da 2 a 12 elementi della compagnia MaggioDanza, il palcoscenico, i costumi, il light-design, un gettone di presenza. Questa carta bianca, offerta a un così gran numero di giovani autori da un grande teatro, non ha un precedente in Italia. Anche all’estero il nostro progetto non ha termini di confronto, salvo il Diamond Project del New York City Ballet, che però aveva altre caratteristiche”.
C’è una dose di rischio in Short Time?
“Sono stato chiamato a dirigere una compagnia di danza collocata all’interno di una Fondazione tra le più importanti, in Italia; e il ruolo che vi ricopro è complesso, per molte ragioni. Eppure io credo che si abbia il dovere istituzionale di fare anche delle scommesse; e Short Time è una scommessa, su cui è necessario puntare, per il suo valore di sfida”.
Parliamo comunque di una gara?
“I coreografi che ho invitato a Short Time non sono messi in competizione fra di loro, al contrario. Il mio obiettivo era ed è quello di creare un luogo stimolante di confronto nella novità, un luogo dove chi fa coreografia si incontra, ne discute con i giornalisti, gli addetti ai lavori, con chi fruisce di danza, anche di altre parti del mondo. Perché, a mio modo di vedere, un coreografo deve essere, per prima cosa, pronto al confronto con chiunque altro e con i propri colleghi. Mi auguro che il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino continui anche in futuro ad essere portatore di questi valori”.
Si ringrazia l'Hotel Palazzo Guadagni per la collaborazione.
Maestro Francesco Ventriglia, quale è la figura di coreografo che si vuole selezionare per MaggioDanza?
“A mio modo di vedere, e intesa nella sua dimensione ideale, la figura di coreografo che io perseguo è quella di un artista che accoglie in sé, e traduce in segni di danza, la complessità del mondo, la fatica del vivere. Una visione non sempre e non necessariamente ottimista, o rasserenante, ma capace di proporsi, con una sua grande forza interiore, per essere condivisa dalla nostra compagnia”.
Come si tradurrà, operativamente, per MaggioDanza, il rapporto che ne dovrà scaturire?
“In un confronto diretto, i coreografi selezionati dovranno dare prova delle proprie specifiche diversità e capacità. I coreografi prescelti per la nostra compagnia dovranno essere e mostrarsi persone molto sensibili, capaci, però, allo stesso tempo, di trasformarsi in condottieri, e muoversi con la stessa determinazione”.
Se considerati in una prospettiva più lunga, e a più ampio raggio, a quali risultati può mirare Short Time?
“Se ben guidato, Short Time può dare ottimi frutti. Non mi riferisco solo agli spettacoli in teatro, ma alla necessità di cominciare a respirare aria buona e avvertire una buona energia nella danza in Italia. Penso al bisogno di un ricambio pulito tra gli autori, non alle solite frasi di rito del ricambio generazionale. Mi riferisco ad un ricambio di ossigeno, vitalità, volti nuovi che siano pronti al confronto e allo scambio di reciproche esperienze. I coreografi, come i medici e gli studiosi, fanno ricerca. Allora è bene che anche i coreografi, come i medici e gli studiosi, mettano a disposizione di tutti gli altri loro pari l'esito delle proprie ricerche”.
Perché tanto dispiego di energie sulla danza, e per la danza?
“L'arte è l'unico luogo nel quale l'essere umano può ancora resistere in quanto tale, nella sua integrità, completezza e bellezza. C'è bisogno di una nuova visione delle cose di danza in Italia; anche se credo che, per operare un grande rinnovamento, sia necessario cominciare da se stessi, e dalle piccole cose”.
Ovvero?
“A Firenze, nel Teatro del Maggio Musicale Fiorentino dove lavoro, cerco quotidianamente di insegnare ai miei danzatori la cura di ogni singolo elemento del loro essere e stare in palcoscenico; insegno loro il rispetto per quanti lavorano con e per loro, in teatro e dietro le quinte. Mi rendo perfettamente conto, e lo sperimento ogni giorno, che anche una politica delle piccole cose contribuisce a cambiare l'ambiente circostante, così come è cambiato l’interesse intorno a MaggioDanza. La dirigenza di questo teatro guarda a questa compagnia con un altro occhio; il Sovrintendente, Francesca Colombo, ha scommesso a sua volta mettendo un giovane alla direzione del ballo. Lei stessa, oggi, valuta con interesse il progetto Short Time, e i risultati che già si producono”.
In definitiva, perché, qui ed ora, Short Time?
“Perché sono qui a Firenze, perché questo è il mio paese, nel quale voglio lavorare; perché qui voglio fare una buona danza, adoperarmi affinché la danza possa trovare fertili binari di creatività, possa ricominciare la sua crescita per diventare e produrre molto altro ancora. Ecco la ragione per cui ho convocato persone autorevoli, critici di danza, giornalisti, direttori di teatro, di compagni e di festivals, ad esaminare questa vetrina, in nome di un chiaro e sereno confronto”.
Cosa si propone il progetto da lei ideato?
“Short Time è un palcoscenico per un ventaglio di personalità, molto diverse, le une dalle altre, una vetrina, capace di farsi portavoce del nome e dell’identità dei coreografi prescelti, dei quali potrà sottolineare al meglio, anche se solo per dieci minuti di esibizione, l’eterogeneità e la consistenza. Per questo ho scelto di far partecipare a questa vetrina gli autori che più mi sono sembrati idonei per sensibilità, predisposizione, volontà di fare ‘buona danza’.”.
Qual è l’importanza di questa iniziativa?
“È pensata su misura per MaggioDanza e Firenze, e sino ad ora, in Italia, non è mai stato realizzato nulla del genere all’interno di una Fondazione lirica, con le conseguenze che tale scelta comporta. Per ciascuno dei dieci coreografi preselezionati, nei dieci minuti loro concessi, uno short time, appunto, per mostrare il primo esito della loro ricerca, il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino mette a disposizione da 2 a 12 elementi della compagnia MaggioDanza, il palcoscenico, i costumi, il light-design, un gettone di presenza. Questa carta bianca, offerta a un così gran numero di giovani autori da un grande teatro, non ha un precedente in Italia. Anche all’estero il nostro progetto non ha termini di confronto, salvo il Diamond Project del New York City Ballet, che però aveva altre caratteristiche”.
C’è una dose di rischio in Short Time?
“Sono stato chiamato a dirigere una compagnia di danza collocata all’interno di una Fondazione tra le più importanti, in Italia; e il ruolo che vi ricopro è complesso, per molte ragioni. Eppure io credo che si abbia il dovere istituzionale di fare anche delle scommesse; e Short Time è una scommessa, su cui è necessario puntare, per il suo valore di sfida”.
Parliamo comunque di una gara?
“I coreografi che ho invitato a Short Time non sono messi in competizione fra di loro, al contrario. Il mio obiettivo era ed è quello di creare un luogo stimolante di confronto nella novità, un luogo dove chi fa coreografia si incontra, ne discute con i giornalisti, gli addetti ai lavori, con chi fruisce di danza, anche di altre parti del mondo. Perché, a mio modo di vedere, un coreografo deve essere, per prima cosa, pronto al confronto con chiunque altro e con i propri colleghi. Mi auguro che il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino continui anche in futuro ad essere portatore di questi valori”.
Si ringrazia l'Hotel Palazzo Guadagni per la collaborazione.
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