Il soprano cinese Hui He ha debuttato in Italia con Tosca nel 2002, ottenendo grande successo. Da quel momento ha calcato i principali palcoscenici italiani e internazionali. Canta per la prima volta al Teatro Comunale ma non a Firenze, dove è stata interprete proprio di Aida nel 2003 al Teatro della Pergola, nella produzione di Franco Zeffirelli.
Cosa pensa di questo allestimento di Aida e com’è il suo personaggio?
La mia Aida è una donna dolce ma anche forte, è allo stesso tempo una principessa ma anche una schiava. Tutta la storia ruota attorno a questi due aspetti del personaggio: Aida è innamorata di Radamès ma come principessa ha una grande responsabilità nei confronti della sua patria. Elementi che emergono con forza prima nella scena del "Ritorna vincitor", poi nel duetto con Amneris del secondo atto ma soprattutto nel terzo, durante l’incontro con il padre Amonasro, forse il momento più forte dell’opera. Con Ferzan Ozpetek abbiamo parlato molto del personaggio, è stato bello. Questa produzione mi piace tantissimo, a partire dalla scenografia di grande effetto, è arte pura. Il cast poi è eccezionale: Marco Berti, Luciana D’Intino, Ambrogio Maestri sono cantanti di primo livello e sono veramente orgogliosa di essere qua. E il Maestro Zubin Mehta è un grandissimo direttore. Sono contentissima.
Rispetto anche alle opere di Puccini, autore che lei affronta molto spesso, quali sono le principali difficoltà del ruolo di Aida?
Aida è il mio ruolo preferito ed è quello con cui ho debuttato nel 1998. Fin dall’inizio mi sono trovata benissimo anche se è vero che tecnicamente è difficile: nel primo e nel secondo atto la scrittura è da soprano drammatico; nel terzo comincia come soprano lirico, la musica infatti prevede una tessitura più alta, ci sono molti filati e tanti momenti drammatici. Ci vuole una tecnica perfetta, non è un ruolo facile. La scrittura di Puccini, ad esempio, è meno difficile dal punto di vista tecnico ma lo è maggiormente da quello espressivo. Verdi scrive benissimo, un cantante ha sempre da imparare; alla fine di una produzione la voce sta meglio!
Lei è cinese. Come è nata la passione per la lirica?
Ho cominciato a studiare canto a diciotto anni, al conservatorio della mia città, Xi’An. La prima opera che ho sentito è stata La bohème. Ho pianto tanto! Bellissima. E ho deciso che volevo cantare. Del resto non ha importanza essere cinese, coreano, italiano o americano: la musica è una lingua internazionale, non ha niente a che fare col passaporto.
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