Con il Satyricon di Federico Fellini lunedì 6 giugno, alle ore 20.30, al Piccolo Teatro del Comunale giunge al termine la rassegna cinematografica curata, all’interno del 74° Festival del Maggio Musicale Fiorentino, da Gabriele Rizza.
Segnaliamo che la pellicola ottenne quattro nastri d'argento: "Miglior attore non protagonista" (Fanfulla), "Miglior fotografia a colori" (Giuseppe Rotunno), "Miglior scenografia" (Danilo Donati e Luigi Scaccianoce), "Migliori costumi" (Danilo Donati) e che tra le comparse utilizzate appare anche Renato Fiacchini, in arte Renato Zero.
Prima di Roma oggi (1972) c’è la Roma di ieri. Ugualmente debordante, sontuosa, meschina, frusciante umanità disillusa e vite allo sbando. Liberamente ispirato al Satyricon di Petronio Arbitro (primo secolo d.C.) Fellini racconta le peripezie di Encolpio e Ascilto, due giovani vitelloni che vivono di espedienti nella Roma di Nerone, per rivedere e esaltate il suo smisurato senso della fantasia.
La creatura che emerge è prensile, fiabesca, sgargiante, ambiziosa, smisurata e delirante. Il mondo onirico felliniano è ancora una volta il protagonista assoluto. La sua visione del mondo (mistica e religiosa, blasfema e pessimista) e la sua visione del cinema, scatola magica e surreale, farneticante di apparizioni, fuoriesce senza soluzione di continuità. Una tavolozza figurativa di rara bellezza che alla ricchezza esteriore contrappone una profonda crisi esistenziale, una funerea deriva, un notturno inoltrarsi come dentro un horror vacui che inevitabilmente trascina alla morte. Come il più colorato e carnevalesco degli addii.
Segnaliamo che la pellicola ottenne quattro nastri d'argento: "Miglior attore non protagonista" (Fanfulla), "Miglior fotografia a colori" (Giuseppe Rotunno), "Miglior scenografia" (Danilo Donati e Luigi Scaccianoce), "Migliori costumi" (Danilo Donati) e che tra le comparse utilizzate appare anche Renato Fiacchini, in arte Renato Zero.
Prima di Roma oggi (1972) c’è la Roma di ieri. Ugualmente debordante, sontuosa, meschina, frusciante umanità disillusa e vite allo sbando. Liberamente ispirato al Satyricon di Petronio Arbitro (primo secolo d.C.) Fellini racconta le peripezie di Encolpio e Ascilto, due giovani vitelloni che vivono di espedienti nella Roma di Nerone, per rivedere e esaltate il suo smisurato senso della fantasia.
La creatura che emerge è prensile, fiabesca, sgargiante, ambiziosa, smisurata e delirante. Il mondo onirico felliniano è ancora una volta il protagonista assoluto. La sua visione del mondo (mistica e religiosa, blasfema e pessimista) e la sua visione del cinema, scatola magica e surreale, farneticante di apparizioni, fuoriesce senza soluzione di continuità. Una tavolozza figurativa di rara bellezza che alla ricchezza esteriore contrappone una profonda crisi esistenziale, una funerea deriva, un notturno inoltrarsi come dentro un horror vacui che inevitabilmente trascina alla morte. Come il più colorato e carnevalesco degli addii.
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