Si inaugura oggi, durante la prima rappresentazione del Lago dei Cigni al Teatro Comunale, la mostra che il Teatro dedica al ricordo di Anna Anni, e che rimarrà allestita fino al 23 giugno quando terminerà il 74° Festival del Maggio Musicale Fiorentino.
La celebre costumista, nata nel 1926 in provincia di Firenze (a Marradi, al confine tra la Toscana e la Romagna), esordì nel 1953, creando i costumi del Volpone di Ben Johnson e de La Locandiera di Carlo Goldoni, entrambi diretti da Orson Welles; da quel momento la sua arte vestì famosi ed acclamati cantanti lirici, ballerini, attori di prosa e divi di Hollywood: Maria Callas, Monserrat Caballé, Luciano Pavarotti, Plácido Domingo, Carla Fracci, Rudolf Nureyev, Anna Magnani, Valentina Cortese e Fanny Ardant, per citarne solo alcuni. Importantissimo fu il sodalizio con un altro celebre fiorentino, Franco Zeffirelli; già al 1956 risale Turandot di Giacomo Puccini, ed ancora indimenticabili rimangono i costumi de I Pagliacci di Leoncavallo del 1982, e della Cavalleria Rusticana di Mascagni dello stesso anno, di Carmen di Bizet per il Metropolitan di New York del 1996, ed ancora quelli del film Otello di Verdi, per i quali ottenne una nomination all’Oscar nel 1987. Un sodalizio che funzionò sia nel teatro che nel cinema, e sempre per Franco Zeffirelli curò i costumi di Un tè con Mussolini e Callas forever.
A distanza di quattro anni dalla mostra che venne ospitata a Palazzo Pitti, il Teatro Comunale ha deciso, nell’anno della sua scomparsa, di dedicarle una mostra per ricordare il suo piglio fiorentino, associato alla mitezza del carattere e alla dolcezza della persona, e di riportare alla memoria l’importante contributo che, con la sua arte delicata e dotta, portò in celebri produzioni diventate leggendarie negli annali del teatro.
Il Sovrintendente Francesca Colombo ebbe modo di collaborare con lei al Teatro alla Scala, e di lei il Sovrintendente ama citare questo pensiero: “Molte volte, osservando un costume su un manichino o appeso in un armadio di sartoria, non posso fare a meno di pensare come esso, spogliato del corpo che rivestiva ed estrapolato dal contesto di cui faceva parte, assuma fatalmente un altro significato e una diversa valenza. Il costume, e in particolare quello teatrale, è, infatti, un progetto destinato a prendere vera e propria vita soltanto nel momento in cui, spente tutte le luci, si dischiude il sipario e entra finalmente a far parte di quella precisa scena di cui è parte integrante, così come lo ha voluto il regista nella sua unitaria visione della messinscena”.
Questo il testamento spirituale di Anna Anni, colei che partecipò alla rivoluzione scenica, iniziata negli anni ’50, grazie all’affermarsi del teatro di regia con i geni di Luchino Visconti e Giorgio Strehler, una rivoluzione silente che investì dapprima il teatro di prosa e poi passò al melodramma, e a cui l’amabile costumista fiorentina prese parte, attraverso le minuziose ricerche storiche ed il gusto per i dettagli e le straordinarie finiture a livello di sartoria.
Sarà possibile vedere alcuni dei suoi gioielli, facente parte dell’archivio del Teatro Comunale (sia figurini che costumi) durante gli orari degli spettacoli.
La celebre costumista, nata nel 1926 in provincia di Firenze (a Marradi, al confine tra la Toscana e la Romagna), esordì nel 1953, creando i costumi del Volpone di Ben Johnson e de La Locandiera di Carlo Goldoni, entrambi diretti da Orson Welles; da quel momento la sua arte vestì famosi ed acclamati cantanti lirici, ballerini, attori di prosa e divi di Hollywood: Maria Callas, Monserrat Caballé, Luciano Pavarotti, Plácido Domingo, Carla Fracci, Rudolf Nureyev, Anna Magnani, Valentina Cortese e Fanny Ardant, per citarne solo alcuni. Importantissimo fu il sodalizio con un altro celebre fiorentino, Franco Zeffirelli; già al 1956 risale Turandot di Giacomo Puccini, ed ancora indimenticabili rimangono i costumi de I Pagliacci di Leoncavallo del 1982, e della Cavalleria Rusticana di Mascagni dello stesso anno, di Carmen di Bizet per il Metropolitan di New York del 1996, ed ancora quelli del film Otello di Verdi, per i quali ottenne una nomination all’Oscar nel 1987. Un sodalizio che funzionò sia nel teatro che nel cinema, e sempre per Franco Zeffirelli curò i costumi di Un tè con Mussolini e Callas forever.
A distanza di quattro anni dalla mostra che venne ospitata a Palazzo Pitti, il Teatro Comunale ha deciso, nell’anno della sua scomparsa, di dedicarle una mostra per ricordare il suo piglio fiorentino, associato alla mitezza del carattere e alla dolcezza della persona, e di riportare alla memoria l’importante contributo che, con la sua arte delicata e dotta, portò in celebri produzioni diventate leggendarie negli annali del teatro.
Il Sovrintendente Francesca Colombo ebbe modo di collaborare con lei al Teatro alla Scala, e di lei il Sovrintendente ama citare questo pensiero: “Molte volte, osservando un costume su un manichino o appeso in un armadio di sartoria, non posso fare a meno di pensare come esso, spogliato del corpo che rivestiva ed estrapolato dal contesto di cui faceva parte, assuma fatalmente un altro significato e una diversa valenza. Il costume, e in particolare quello teatrale, è, infatti, un progetto destinato a prendere vera e propria vita soltanto nel momento in cui, spente tutte le luci, si dischiude il sipario e entra finalmente a far parte di quella precisa scena di cui è parte integrante, così come lo ha voluto il regista nella sua unitaria visione della messinscena”.
Questo il testamento spirituale di Anna Anni, colei che partecipò alla rivoluzione scenica, iniziata negli anni ’50, grazie all’affermarsi del teatro di regia con i geni di Luchino Visconti e Giorgio Strehler, una rivoluzione silente che investì dapprima il teatro di prosa e poi passò al melodramma, e a cui l’amabile costumista fiorentina prese parte, attraverso le minuziose ricerche storiche ed il gusto per i dettagli e le straordinarie finiture a livello di sartoria.
Sarà possibile vedere alcuni dei suoi gioielli, facente parte dell’archivio del Teatro Comunale (sia figurini che costumi) durante gli orari degli spettacoli.
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